New York, 1952.
E’ sera, dalla strada sbuffano i tombini e i taxi passano lungo le avenue. Svoltiamo la seconda strada a destra, in un vicolo cieco, il selciato è bagnato e il mio vestito lungo rischia di rovinarsi. Per fortuna il locale è vicino, ben illuminato da un’insegna rossa che si accende e si spegne: il portiere ci invita a seguire la musica (che questa sera è dal vivo) e ad entrare. L’atmosfera è molto più lussuosa di come ci si poteva aspettare, coppie distinte ed eleganti ai tavoli, champagne sui tavoli , vestiti all’ultimo grido, collane di perle al collo delle signore. Sul palco, seduto con la chitarra in braccio, c’è il musicista di turno, Richard Hawley, direttamente dal vecchio continente, che allieterà la serata con brani noti e inediti. […]
(continua su IndieForBunnies)
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